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14/09/14

La precessione degli equinozi: il culto di Mitra

Quello di Mitra è un culto sorto attorno il II secolo a. C. nell’area del Mediterraneo orientale e, successivamente, diffusosi in tutto l’Impero Romano, in particolar modo fra i legionari, per poi scomparire attorno al IV secolo d. C. Si trattava di una religione misterica, ovvero in cui il corpus delle credenze veniva trasmesso ai soli iniziati. Per questo motivo non conosciamo esattamente cosa avvenisse nei luoghi di culto,i mitrei. Conosciamo bene, tuttavia, l’iconografia dei mitrei poiché è assolutamente simile in tutti i territori dell’Impero. I riti avvenivano in un edificio sotterraneo di forma rettangolare. Un tetto a volta ricopriva la struttura, un corridoio ribassato percorreva il centro dell’edificio. Al termine del corridoio era rappresentata la scena della tauromachia da parte di Mitra.
La scena è molto particolare e si svolge praticamente sempre nel medesimo modo, almeno nei suoi elementi centrali: il nucleo centrale è costituto da Mitra che, vestendo un berretto frigio e voltato di spalle, pugnala un toro. Uno scorpione punge i genitali dell’animale, inoltre sono presenti un serpente, un cane, un serpente, una coppa e un leone. Due personaggi, noti come Cautes e Cautopates, sono rappresentati come il sole e la luna.


Vedremo ora come tutto questo potrebbe essere messo in relazione alla precessione degli equinozi.
L’interpretazione del culto è stata a lungo quella codificata dallo studioso belga Franz Cumont nel 1896. Cumont propose, in realtà senza alcuna solida base a parte l’omonimia, che il Mitra adorato nei mitrei fosse un dio, Mitra appunto, di origine iranica ed esportato nell’Impero Romano. Della divinità adorata in ambito romano invece sappiamo che è nato da una roccia, una sorta di uovo cosmico e che la sua principale, e sembrerebbe unica, impresa è stata l’uccisione del toro. Una rappresentazione di Mitra più tarda lo vede con la testa di leone e, nel tardo impero, venne accumunato al Sol Invictus, divinità solare venerata anche da Costantino il Grande.
Il primo a dare una spiegazione semplice ed elegante all’iconografia mitraica è stato David Ulansey (The Origins of the Mithraic Mysteries, Oxford 1989).Ma prima bisogna fare un passo indietro.
Poichè nel precedente articolo abbiamo parlato della precessione degli equinozi, (LINK) sappiamo che gli equinozi si spostano lungo l’eclittica con il passare degli anni.A fare da sfondo al’eclittica esistono dodici costellazioni, dette dello zodiac. Quindi all’equinozio di primavera il sole sorge in una precisa costellazione. Sul lungo periodo, il sole si muoverà da una costellazione all’atra, in senso inverso all’andamento dello zodiaco. Il periodo in cui il sole all’equinozio di primavera sorge in una certa costellazione viene detto “Era” di quella costellazione; in epoca storica si sono avute quindi: Era del Toro à Era dell’Ariete à Era dei Pesci, quella attuale. L’età successiva alla nostra sarà quella dell’Aquario.
Secondo l’interpretazione di Ulansey, Mitra sarebbe da identificare con Perseo, entrambi accumunati dal berretto frigio, e che si trova al di sopra del Toro. La spiegazione dell’iconografia diventa perfino banale: rappresenta l’equatore celeste durante l’età del Toro (compresa fra ca. 4000 a. C. e ca. 2000 a. C.), l’iconografia nel suo complesso mostrerebbe la fine dell’età del Toro. Si può aggiungere inoltre che l’equatore celeste attraversava anche costellazioni come il Cane, la Coppa e Idra che, come visto precedentemente, sono legate alla tauroctonia.
Come spiega Ulansey una religione basata sulla precessione degli equinozi? La sua teoria si basa sulla sostanziale coincidenza temporale fra la scoperta della precessione e la nascita del culto. La precessione degli equinozi è stata misurata per primo da Ipparco di Nicea attorno al 130 a. C. mentre le guerre contro i Pirati di Pompeo, che avrebbero fatto da filtro alla penetrazione mitraica nei territori imperiali, risalgono al 67 a. C. Partendo da questo dato, Ulansey sostiene che la scoperta abbia generato un certo sconcerto nel mondo filosofico e religioso i quali, per reazione, avrebbero prodotto un culto per Mitra, il nuovo dio in grado di mettere in movimento addirittura i cieli.
Possiamo riassumere così i problemi sollevati da questa ipotesi:

·         E’ inconcepibile pensare che una scoperta scientifica si trasformi in meno di mezzo secolo in un culto misterico, e che oltretutto tale culto venga diffuso tra i pirati

·      La datazione basata sulla precessione degli equinozi risulta sbagliata:infatti nel periodo di nascita del culto, stave avendo termine l’Era dei Pesci, non quella del Toro

Riguardo al secondo punto, Ulansey giustifica l’errore con una stima errata della velocità precessionale da parte di Ipparco.
E’ doveroso chiedersi anche se si sia generato davvero tutto questo sconcerto: la scoperta di Ipparco ci è nota solo attraverso l’Almagesto di Tolomeo mentre della vita di Ipparco stesso troviamo qualche citazione in Plinio il Vecchio; ci si aspetterebbe di più su un uomo che, con la sua scoperta, avrebbe causato tale trambusto.
Tuttavia l’ipotesi di Ulansey ha dalla sua indizi importanti: la coincidenza temporale è innegabile; il culto mitraico si diffonde esattamente in quel periodo e ci si potrebbe chiedere, di contro, perché un antico culto basato sulla fine dell’età del Toro dovesse avere un incredibile appeal alla fine dell’età dell’Ariete e per buona parte dell’età dei Pesci.
Analizziamo ora cosa ne pensavano gli antichi stesso, partendo da Origene:

[…] A ciò alludono la dottrina dei Persiani e il rito iniziatico mitraico che è in uso presso di loro. In essa si trova una rappresentazione simbolica delle due orbite celesti, quella delle stelle fisse e quella riservata ai pianeti, e del tragitto dell’anima attraverso di esse. E’ questa la rappresentazione simbolica: una scala a sette porte, alla cui sommità si trova un’ottava porta. La prima di quelle porte è di piombo, la seconda di stagno, la terza di bronzo, la quarta di ferro, la quinta nella lega per coniare monete, la sesta d’argento, la settimana d’oro, Attribuiscono la prima a Crono, giustificando attraverso il piombo la lentezza dell’astro, la seconda ad Afrodite, associando a questa la lucentezza e la tenerezza dello stagno, la terza, dotata di una solida base di bronzo a Zeus, la quarta a Ermes, poiché il ferro e Ermes sopportano ogni attività, procurano ricchezze e sono particolarmente resistenti alla fatica, la quinta, costituita di una lega irregolare e colorata, ad Ares, la sesta, d’argento, alla Luna, la settima, d’oro, al Sole […]

Origene si occupa qui del percorso delle anime dopo la morte spiegando cosa ne pensassero all’interno del culto mitraico. Abbiamo già visto come il percorso “canonico” dell’anima dopo la morte prevedeva di passare attraverso la “scala” della Via Lattea, purché le porte fossero aperte. Per approfondire seguiamo Porfirio:

Così anche i Persiani danno il nome di antro al luogo in cui durante i riti introducono l’iniziato al mistero della discesa delle anime sulla terra e della loro risalita da qui […] Dopo Zoroastro, prevalse anche presso gli altri l’uso di celebrare riti iniziatici in antri e caverne, sia naturali sia costruiti artificialmente.

Sembrerebbe, il condizionale è d’obbligo, che il culto mitraico si preoccupasse in qualche misura della sorte delle anime e che credesse nella metempsicosi. Chiunque abbia avuto a che fare con Platone, ricorderà come la caverna fosse già per lui il luogo dove le anime si ritrovavano per reincarnarsi e questa concezione dovrebbe essere stata ereditata dal culto di Mitra.
Inoltre:

[…] Pertanto assegnarono come adatta a Mitra la sede degli equinozi; egli porta il pugnale di Ariete, segno di Ares, e cavalca il toro di Afrodite. Poiché Mitra, come il toro, è demiurgo e padrone della generazione, è collocato nel cerchio equinoziale, avendo alla sua destra le regioni settentrionali, alla sua sinistra quelle meridionali, e a sud è collocato Cautes perché è caldo, a nord Cautopates per il fatto che il vento del nord è freddo.

Ora cerchiamo di andare oltre il culto di Mitra, e valutiamo il simbolo del toro. Dal punto di vista astronomico, il Toro è un simbolo ambiguo: è infatti legato alla costellazione zodiacale omonima, che deriviamo dall’astronomia greca; è tuttavia legato anche a un significato polare: nell’astronomia egizia e babilonese il Piccolo Carro è noto come costellazione Coscia del Toro; inoltre le stelle che formano il Grande Carro erano conosciute nel mondo latino come septem triones ovvero “i sette buoi”, da cui deriva la parola “settentrione”.
Andando a ritroso nel tempo possiamo partire da Gilgamesh, il mitico sovrano di Sumer che si ritroverà a cercare il segreto dell’immortalità. La dea Ishtar cerca di sedurre il mitico re di Sumer, ma è da questi scacciata perchè, in precedenza, Ishtar non era stata benevola con i suoi amanti. La dea, offesa, supplica il padre Anu, capo degli dei, di punire Gilgamesh inviando il Toro Celeste sulla terra e minacciando, in caso contrario, di aprire le porte degli Inferi. Anu cede e il Toro Celeste devasta l’intero paese. Gilgamesh, aiutato dal fido compagno Enkidu affronta la bestia e ne ha la meglio: Enkidu si aggrappa alla coda dell’animale mentre Gilgamesh affonda la spada nella nuca dell’animale. Imbaldanzito dalla vittoria, Enkidu strappa una coscia del toro e la getta in faccia a Ishtar.
Se il toro è “celeste” lo è anche la sua coscia e, in effetti, la costellazione “Coscia del Toro” era ben conosciuta in Egitto, e corrisponde a quella ora conosciuta in occidente come Orsa Minore, di cui fa parte la Stella Polare. Non è ben chiaro se gli egizi avessero anche una costellazione del Toro, tuttavia è noto come la costellazione del Toro ereditata dai babilonesi sia sempre rappresentata come un Toro dimezzato, privo di arti inferiori. Supponendo che a questo si riferisca l’episodio di Enkidu, viene da chiedersi cosa abbia spinto gli antichi osservatori del cielo a mettere il Toro nello zodiaco lungo l’eclittica e a lanciarne una coscia nella zona circumpolare.
Nel culto di Mitra dunque sono evidenti influenze astronomiche, l’ipotesi di Ulansey è decisamente intrigante, ma resta l’errore di datazione. Inoltre potrebbe essere avanzata un’ipotesi “polare” riguardo al culto. Mitra sarebbe la nuova divinità in grado di uccidere il Toro, ovvero non il toro costellazione ma l’Orsa Minore che, in virtù della precessione, verrebbe “uccisa” perdendo il proprio posto nel cielo.

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